L'australopiteco Lucy, 47 anni fa il ritrovamento che cambia la storia

30.11.2021

Era il 30 Novembre del 1974 (c'è qualche incertezza sul giorno esatto, stando ad una data riportata dallo stesso paleantropologo responsabile della scoperta, il 24 novembre) quando vennero ritrovati in Etiopia, i resti di un australopiteco risalenti a più di 3 milioni di anni fa. Il paleoantropologo Donald Johanson, scavando con cura (in un punto già analizzato senza particolare fortuna), si accorse della presenza di un fossile di un osso, probabilmente di un braccio, e da li a poco, di innumerevoli frammenti dello scheletro di Lucy (nome tecnico Afar Locality numero 288). I resti appartenevano ad una femmina della specie Australopithecus Afarensis, e comprendevano circa il 40% dello scheletro (52 ossa). Particolarmente importanti l'osso pelvico, il femore e la tibia, perché la loro forma lascia pensare che questa specie fosse già bipede. Lucy era alta circa 1,07 metri, piuttosto piccola per la sua specie, e pesava probabilmente tra i 29 e i 45 kg. Aveva denti simili a quelli umani, ma il cranio era ancora scimmiesco, con una capacità tra i 375 e i 500 cm³.       I ricercatori raccontano inoltre, che durante la nottata successiva alla scoperta, fu riprodotta in continuazione "Lucy in the Sky with Diamonds" dei Beatles e qualcuno decise di dare il nome Lucy allo scheletro appena ritrovato. «Il suo cervello era un po' più grande di quello di uno scimpanzè», dice Donald Johanson, che la scoprì. «Le ossa erano adatte all'andatura eretta. Ma aveva ancora caratteri scimmieschi: viso prognato, naso schiacciato e fronte sfuggente». Morì sulle rive di una palude, probabilmente di sfinimento, e fortunatamente nessun predatore ne sbranò i resti disperdendone le membra, così che il corpo, sommerso dal fango, si fossilizzò nel corso dei millenni fino a diventare roccia. Dopo milioni di anni il suo scheletro è ritornato alla luce quasi intatto e ci offre oggi una preziosa testimonianza sulla costituzione fisica degli ominidi di quel periodo.  Pur essendo perfettamente adatta alla locomozione bipede, conduceva ancora una vita in parte arboricola. Si pensa che salisse sugli alberi per sfuggire ai predatori e per trascorrere la notte e che vivesse in un gruppo formato da adulti e giovani. I suoi denti erano adatti a un'alimentazione onnivora, basata sulla raccolta di vegetali e la cattura di insetti e lucertole. Secondo altre fonti, mentre in passato si riteneva che la dieta degli Australopitecini gracili consistesse in parte di carne, anche sulla base dei ritrovamenti di accumuli di ossa, più di recente tali accumuli sono stati attribuiti all'attività di Homo Habilis. I loro grandi molari indicano che mangiassero cibi abbastanza duri, probabilmente erba o semi di cereali. Lo spessore dello smalto indica anch'esso che mangiassero cibi duri. Dal 2007 lo scheletro fossile e i reperti a esso associati vennero esposti negli Stati Uniti in una mostra itinerante protrattasi per 6 anni intitolata L'eredità di Lucy: i tesori nascosti dell'Etiopia. Lucy divenne famosa in tutto il mondo e nel 2013 venne riportata in Etiopia.